Il virus antico della questione tedesca
Un articolo di Philippe Daverio, molto noto per le sue belle trasmissioni televisive.
Dalle parti dove sono nato, in Alsazia, c’è chi sostiene che i tedeschi si possano dividere in due categorie: quelli buoni, insediati sulla riva sinistra del Reno, influenzati dai Romani antichi e come tali capaci anche di dipingere (i Linksrheiner) e quelli pericolosi che stanno dall’altro lato del fiume fino al confine con le steppe (i Rechtsrheiner).
Queste categorie di sinistra e destra del fiume sono ovviamente geografiche e non politiche, ma forse storiche in quanto gli alsaziani si ricordano ancora d’essere diventati prussiani contro voglia dopo la disfatta di Napoleone III a Sedan nel 1870. La storia ovviamente non si può ridurre ad una barzelletta ma le barzellette aiutano a capire la storia…
Quest’anno a Berlino e in tutta la Germania si celebra il genetliaco del Grande Fritz, Federico II Hohenzollern (1712-1786), il re di gracile statura fisica e di formidabile dimensione politica che fece della Prussia una potenza in grado di far tremare l’Europa. Quando morì nelle prime ore del 17 agosto, molti berlinesi accesero candele di sollievo per la scomparsa dell’<+NA_TesOFCors>alter Ekel<+NA_TesOFband>, il “vecchio schifoso”. L’opinione che i suoi sudditi, ormai potenti, militarizzati e poveri, avevano di lui non era particolarmente brillante. Eppure Hegel, che allora era un fanciullo, plasmò su di lui la sua teoria dello Stato come «sostanza etica consapevole di sé, riunione del principio della famiglia e della società civile» dove appunto lo Stato è «Dio che si fa realtà», il che giustifica l’assolutismo e la guerra come applicazione delle linee ideali del destino. Roba piuttosto dura per i nostri sentimenti contemporanei e che fa venire in mente in modo sinistro le conseguenze terribili avvenute nel XX secolo.
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