Nel nome del Padre perduto
«Il sacrificio della croce risiede nel fatto che in Cristo l’umanità riconosce di provenire dal Padre e che vi ritornerà». Per il francese Jean-Luc Marion, fra i più autorevoli pensatori viventi, il messaggio cristiano continua a stimolare ed irradiare, in modi anche imprevedibili, la filosofia contemporanea. Già docente presso prestigiose università europee e statunitensi, accademico di Francia, dei Lincei e membro del Pontificio Consiglio della Cultura,
Professore, la frase di Gesù «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» è stata recentemente scelta da vari scrittori francesi, credenti e no, come il passaggio più emblematico del Vangelo. Un puro caso?
«Comprendo bene che soprattutto oggi si possa restare colpiti da questa frase, apparentemente in contraddizione con quanto potremmo attenderci da Gesù. Credo si tratti del riflesso di uno stato d’animo diffuso fra i nostri contemporanei. I quali, spesso senza ammetterlo, sembrano voler dire: “Dio mio, Dio mio, perché ti abbiamo abbandonato?”. Siamo noi ad abbandonare Dio. In proposito Nietzsche ha ragione, quando riconduce la morte di Dio all’interrogativo sul perché l’abbiamo ucciso. Dunque, ciò equivale pure a: “Dio mio, Dio mio, perché hai permesso che l’uomo ti abbandoni?”».
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