Una Rai con scarsa fiducia e poche idee

Adesso lo ha riconosciuto anche la Presidente Anna Maria Tarantola: la fiducia che i cittadini hanno storicamente avuto nella Rai è in caduta verticale. Non solo per il rapporto sempre difficile con i partiti, ma anche per il mancato rispetto delle regole deontologiche, compreso il Contratto di servizio. Si pensi all’art. 2 che prevede una programmazione “rispettosa della figura femminile e della dignità umana, culturale e professionale della donna”. Su questi aspetti vale la pena segnalare l’appello “Donne e Media” , promossa da Gabriella Cims e appoggiata dallo Interactive Advertising Bureau. Per quanto riguarda i minori si può citare, ultimo episodio in ordine di tempo, la denuncia del presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti, Luca Borgomeo, che segnala la mancata tutela dei minori per programmi anche di prima serata (come ‘Ti lascio una canzone’).
Quanto alle poche idee, basti ricordare che la Rai ha 13.000 dipendenti, ma solo 50 hanno meno di 30 anni. La presenza in rete, certamente superiore e migliore a quella Mediaset, purtroppo ne risente. Per il 2012 si prevedono circa 200 milioni di perdite, in gran parte dovute ai costi stratosferici dei diritti sportivi.
La Rai ha avuto un ruolo importante nel passato dell’Italia. Abbiamo il diritto di chiedere che lo abbia anche per il futuro.
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