Wired/Wireless: un centenario dimenticato

Di Anselmo Grotti
Non manca ormai molto alla fine del 2013: il mondo è stato certamente indaffarato su mille questioni, alcune importanti e altre un po’ meno. È stato però totalmente dimenticato un centenario su cui invece sarebbe bene riflettere.
Partiamo da un anniversario più recente di cui invece si è parlato: nel 1993 nasce il web(da non confondere con Internet, che già c’era). Nel marzo di quello stesso anno iniziava le sue pubblicazioni la rivista “Wired”: un punto di riferimento imprescindibile per chi si occupava di comunicazione digitale e di Rete. Wired vuol dire connesso, cablato: indica quello che all’inizio sembrava un’utopia febbricitante, e poi è diventato realtà quotidiana. Ogni pc, quindi ogni persona, connesso con gli altri tramite la Rete.
Eppure oggi, a venti anni di distanza dal 1993, la connessione non è più – in prevalen
za –wired, non ha più bisogno di un cavo fisico che mette in comunicazione tra loro postazioni di lavoro fisseappoggiate sopra un tavolo. Siamo piuttosto nell’età delwireless: connessioni tra dispositivi mobili, che stanno ulteriormente cambiando non solo le nostre abitudini ma anche il modo di pensare.
Ed ecco l’anniversario dimenticato: proprio cento anni fa nasceva una rivista dal nome profetico : “The Wireless Age”, l’Epoca della connessione senza fili. Era infatti il 1913quando Sarnoff fonda ad appena 21 anni questa rivista. Chi era Sarnoff? Un anno prima questo marconista di origine russa si trovava al suo posto di lavoro a New York quando captò il messaggio di Sos lanciato il 14 aprile 1912 dal transatlantico “Titanic” e raccolto dal “Carpatia”. La leggenda narra che sia stato proprio lui a rilanciare al mondo quello che era nato come messaggio di servizio tra navi, inventando così il concetto di comunicazionebroadcasting, rivolto a tutto (mentre sino ad allora si era pensato alla trasmissione radio come un servizio da punto a punto).
Il nostro Marconi, padre del telegrafo wireless pensava che la sua invenzione sarebbe stata utilizzata per inviare dati: segnali per il commercio, le emergenze, le guerre; che avesse bisogno di tecnici specializzati, di codici e decifrazioni. Sarnoff e altri invece pensavano alla trasmissione della voce e della musica; una diffusione lanciata verso tutti quelli che avessero un apparecchio per riceverla, da tenere in casa senza tecnicismi. In un testo forse un po’ manipolato Sarnoff così si esprimeva nel 1916:
“Ho in mente un piano che potrebbe fare della radio uno strumento domestico, come il grammofono o il pianoforte… Sarà come una scatola radiofonica musicale… sarà tenuta in salotto e si potrà ascoltare musica, conferenze, concerti”.
Da questo dualismo nascono non poche tensioni anche nell’oggi – nonché successi e fallimenti nel marketing.
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