Paul Valèry, il poeta profeta di Internet

Paris_Night

di Anselmo Grotti

 Molti conoscono Paul Valèry come poeta e letterato francese vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo.  Ha lavorato però anche alla prima agenzia di stampa francese e i sui Quaderni, pubblicati postumi, si sono rivelati una straordinaria miniera di intuzioni circa il ruolo della comunicazione e i media in genere.

Nella sezione “Sguardi sul mondo attuale” scriveva: nei manuali di storia sono trascurate le mutazioni che avvengono lentamente – di essi non si lascia una documentazione specifica. Abbiamo trascurato il ruolo giocato dall’espansione dell’elettricità. Essa, al tempo di Napoleone, aveva la stessa importanza del cristianesimo al tempo di Tiberio: in apparenza nessuna. Eppure questa “rete globale” che si è distesa sul mondo è molto più importante e capace di modificare la vita di tutti gli eventi “politici” e “militari” cui spesso si dà tanto rilievo.

Oggi tutta la terra è conosciuta e suddivisa. Valèry anticipa molti temi della globalizzazione: non c’è un solo gruppo i cui affari non siano in qualche dossier. “Comincia il tempo del mondo definito”. Il che porta all’era dell’informazione: siamo in grado di fare “l’inventario del mondo”. C’è una interazione istantanea tra le diverse regioni del globo. La politica cambia: nel tempo degli Stati nazionali essa giocava sull’isolamento degli avvenimenti. La storia era fatta di eventi che si potevano localizzare. Se in un punto del globo avveniva una perturbazione, i suoi effetti decrescevano molto rapidamente. Le cose accadevano a Tokyo come se Berlino fosse infinitamente lontana. Era più facile fare previsioni e progetti.

Questo tempo, nota Valèry, è finito. Ogni azione si ripercuote nella globalità del mondo: non solo le cause generano effetti, ma gli effetti generano altri effetti, quasi all’infinito. Come mai? Ecco il punto che ci interessa: perchè siamo in un mondo profondamente interrelato. “Il numero di connessioni che ne collegano ogni parte non cessa di crescere”. L’Europa ha fondato la scienza. La scienza ha trasformato la vita e aumentato la potenza di quanti ne sono in possesso. Eppure essa, per sua stessa natura, è trasmissibile. Questi strumenti tecnici aumentano la produzione non solo in quantità, ma generrano oggetti nuovi, di cui il desiderio e il bisogno si espandono come per contagio.  È passato un secolo e la profezia di Valèry si avvera: considerate cosa accadrà – scriveva – quando in Asia esisteranno industrie come in Europa e vi si produrranno stoffe, ceramiche, beni di ogni genere in quantità enormi, a prezzi invincibili, sostenuti dalla popolazione più numerosa del mondo.

L’innervatura globale del mondo che la rete elettrica ha permesso (al momento di Valèry il telegrafo, il telefono, la radio) cambia il mondo più dei singoli eventi politici. E cambia allo stesso tenmpo le menti e le economie, le idee e la realtà fisica. Niente male per un poeta. Un poeta che ha detto acutamente: “Di per sè la politica è l’arte di impedire alla gente di occuparsi di ciò che la riguarda”. Niente male neanche come avvertimento.

 

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