Dove “Buongiorno” vuol dire veramente “Buongiorno”

di Anselmo Grotti
5 gennaio 1951, studi cinematografici di Milano. Vittorio De Sica sta girando la scena finale di “Miracolo a Milano”, quella con il volo sulla scopa sopra la città. Protagonisti sono i poveri che vengono sfrattati dalle loro baracche a causa della speculazione edilizia, quelli tante volte schiaffeggiati dalla vita eppure non disillusi. Vanno verso un Paese “dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno”. Il protagonista, l’orfano Totò cresciuto tra i martinitt di Milano, intende il linguaggio nella sua disarmata verità. Per molti il suo saluto “Buongiorno!” è fastidioso: chissà quali mire nasconde I ricchi, Brambi e Mobbi, hanno un’ altra idea di linguaggio: sono rassicuranti, predicano l’eguaglianza tra gli uomini, ma non esiteranno a far cacciare i baraccati dalla polizia. In loro “buongiorno” non vuol dire “buongiorno”, ma è la premessa della manipolazione.
13 marzo 2013: a Roma viene eletto papa l’argentino Bergoglio, con il nome di Francesco. Dalla loggia papale saluta il popolo assiepato nella piazza con una semplice espressione “Fratelli e sorelle, buonasera!”. È un saluto semplice, ogni volta ripetuto alle udienze del mercoledì, all’angelus della domenica, in altre occasioni… Un saluto che non nasconde retropensieri, una rivoluzione nel linguaggio stereotipato, aggressivo e fraudolento cui siamo stati abituati specialmente nell’ultimo ventennio. Siamo stati portati a credere che non possa esistere un’alternativa vera tra il linguaggio suadente e ipocrita (“partito dell’amore”, “libertà”…) e quello minaccioso e cinico (la manipolazione, la menzogna…). Ecco che un anno fa sentiamo un linguaggio antico e insieme nuovissimo: il linguaggio che esprime la semplicità rivoluzionaria della verità e della sincerità, e tutti noi ne siamo stati toccati.
Sono passati 63 anni e quel sogno di “Totò il buono” (così si intitolava il romanzo di Cesare Zavattini da cui è stato tratto il film) si è avverato: esiste davvero un Paese dove buongiorno vuol dire buongiorno. Qualcuno lo sta già abitando, e invita altri a farne parte.
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