Tre errori da evitare

Anselmo Grotti
Sono oramai molto diffusi gli interventi sui temi delle tecnologie informatiche e sui loro riflessi nella vita quotidiana delle persone. Il tema è molto vasto, coinvolgendo sia i grandi numeri (democrazia, economia, formazione), sia i rapporti interpersonali (famiglia, minori, relazioni, tempo libero…). Non si contano gli appelli a un “uso equilibrato” dei “mezzi” di comunicazione, ad evitare il rischio che la vita “reale” sia sostituita da quella “virtuale”. A spegnere i monitor per parlarsi volto a volto, riscoprire la natura, coltivare amicizie autentiche invece che collezionare migliaia di “amici” sui social network.
Naturalmente è difficile non essere d’accordo con questi ammonimenti. L’equilibrio, l’alternanza di parola e silenzio, l’attenzione per le relazioni autentiche… chi può negare che ci sia bisogno di tutto questo? Ci dobbiamo però chiedere se questa tipologia di risposta sia adeguata a comprendere quanto sta avvenendo. O meglio: si tratta di indicazioni che – pur non sbagliate in sé – non colgono lo specifico del mutamento antropologico che stiamo vivendo. E se non lo comprendiamo è di conseguenza illusoria ogni velleità di valorizzarlo per il bene comune. Ci sono almeno tre errori di impostazione che stiamo compiendo e che vanno riconosciuti per costruire le competenze culturali e le scelte operative necessarie al nostro comune
Il primo errore è quello di pensare in termini di “mezzi” piuttosto che di “ambienti”. Non siamo singole monadi che utilizzano oppure no un certo strumento del tutto esterno al soggetto. “Persona” vuol dire soggetto che si definisce e si modifica sempre in relazione ad altri soggetti, dentro un campo di rapporti in cui la riflessione culturale struttura in continuazione l’ambiente. In particolare le tecnologie della comunicazione (dalla parola alla scrittura, dalla stampa al web) non sono solo il “mezzo”, ma anche il “
Il secondo errore, collegato al primo, è di pensare in termini di “neutralità” del mezzo, la cui bontà o meno è legata “all’uso che se ne fa”. Le tecnologie incorporano in sé anche contenuti. Poiché non esiste una linea univoca del loro sviluppo, è la scelta tra quale tipo di tecnologia portare avanti che diventa un
Il terzo errore sta nel contrapporre “reale” a “virtuale”, come se il primo termine fosse equivalente a naturale, buono, vero – mentre il secondo fosse artificioso, alienante, ingannevole.
Il teorico dei social media Jurgenson parla di “dualismo digitale” per indicare la contrapposizione tra online e offline, digitale e fisico: “Esiste soltanto una realtà e questa è aumentata dai vari tipi di informazione che contiene, una è quella digitale“. “Esistiamo, sia che ci troviamo o non ci troviamo davanti a uno schermo luminoso. Quando vediamo le persone che guardano i loro cellulari ci viene da dire che interagiscono con macchine, ma in realtà stanno probabilmente stanno comunicando con altre persone“.
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