Il Latino è veramente “morto”?

“Venuta la sera, mi ritorno in case, et entro nel mio scrittoio; et in su l’uscio mi spoglio quella vestecotidiana, piena di fango et di loto, et mi metto panni reali et curiali; et rivestito condecentemente entronelle antique corti degli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolemente, mi pasco di quel cibo,che solum è mio, et che io nacqui per lui”.
(Niccolò Machiavelli, lettera a Francesco Vettori)
Riflettiamo insieme : Il Latino è veramente “morto” ?
Possiamo dire che il latino è una lingua “ storicamente conclusa, dal momento che non è più usata come lingua corrente, ma certamente non è “ morta”, anzi vive nella lingua italiana, come in tutte le altre lingue neolatine, ed ha lasciato tracce indelebili anche nell’inglese, oggi lingua di comunicazione come un tempo il latino.
La lingua dei romani permane anche nella nostra cultura, perchè il mondo latino rappresenta le nostre radici , il nostro passato, ed è pertanto la migliore chiave di interpretazione del presente e di noi stessi.
Inoltre Il latino è stato veicolo di valori universali ed intramontabili come quello di “Humanitas”, elaborato dal Circolo degli Scipioni come liberalità, magnanimità ed apertura mentale ,ed ampliato ed approfondito poi da Cicerone e Seneca.
Così il l “vir bonus dicendi peritus” ( di catoniana memoria) diviene in Cicerone l’uomo colto, impegnato con onestà , responsabilità e competenza nella vita politica al servizio della” Res publica”, che per i latini significava “ res omnium” , cioè la cosa di tutti: concetto , purtroppo, oggi di difficile comprensione!
Non si può tralasciare nemmeno Seneca, che in un mondo retto dalla schiavitù, ha avuto il coraggio di scrivere a Lucilio “ servi sunt , immo homines; … servi sunt immo humiles amici…” perché essi hanno la tua stessa origine ,usufruiscono dello stesso cielo, respirano , vivono e muoiono come te. E’ indubbia l’attualità del messaggio morale ed esistenziale di Seneca, il quale nell’opera “De beneficiis” paragona la società umana ai mattoni, che messi in coesione l’uno sull’altro si sostengono a vicenda e reggono la volta dell’edificio ,Insomma, oggi diremmo , la solidarietà tra gli uomini , cittadini di un mondo per di più globalizzato .
Che dire poi di Seneca che rifiuta l’ira come antitesi della ratio? E del tema del tempo , così importante per ognuno di noi?” Solo il tempo è nostro ,scrive Seneca , per questo non dobbiamo sprecarlo “come già aveva consigliato Orazio: il motto epicureo ” Carpe diem” e quello stoico “ Protinus vive” sembrano avere in sostanza lo stesso obiettivo: usare bene il tempo fugace . E forse oggi , noi, così “Occupati” ,non dovremmo dimenticare questa grande lezione di vita lasciataci dagli antichi . Sarebbe lungo L’elenco delle eredità lasciate dai romani …
A questo punto occorre fare una riflessione: dobbiamo rassegnarci alla perdita di un patrimonio di idee e di valori così grande o non dovremmo piuttosto ,proprio noi in Italia , farci “ tutori di una cultura antica così attuale, patrimonio non solo nostro ,ma di tutta l’umanità? Certamente senza il mondo latino oggi saremmo tutti più poveri : allora ognuno svolga il suo ruolo.
I politici nelle riforme abbiano la dovuta attenzione per le lingue moderne , per le discipline scientifiche, per il mondo digitale , ma non dimentichino il latino, disciplina scientifica ed umanistica ,peraltro non incompatibile con il mondo digitale.
A noi docenti tocca, invece ,iniziare una discussione sulla didattica del latino , che non deve essere affatto “ fiscale” o rigida, ma intelligente ed addirittura divertente : come scrive Quintiliano , ai discepoli “ danda est aliqua remissio”.
Pro.ssa Laura Guadagni
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