Perchè leggere il romanzo “Il visconte dimezzato”

“Il visconte dimezzato” è un romanzo scritto da Italo Calvino nel 1952 e narra del visconte Medardo di Terralba che, dopo essersi arruolato per combattere la guerra in Turchia del 1705, tornerà mutilato in patria, precisamente spaccato a metà: da un lato la parte buona e dall’altro la parte cattiva. Questo romanzo tratta il tema della doppia personalità, ma allo stesso tempo fa riflettere su quello che siamo. E’ un libro che Calvino non scrive per contratto, ma perché decide di scriverne uno che gli sarebbe piaciuto leggere e ne viene fuori così un contenuto semplice ma profondo con una forma limpida che facilita la lettura. Il romanzo conta pochi personaggi ben descritti e uno spazio con descrizioni essenziali che però lasciano immaginare al lettore il paesaggio. Secondo la critica questo è uno dei romanzi meglio scritti da Calvino, ma anche uno dei migliori del’900 e questo poiché il libro è molto scorrevole e, anche se di breve durata effettiva, con un contenuto ben articolato ad affrontare più tematiche. Quella della doppia personalità è quella prevalente nel racconto e si sviluppa prima con la creazione delle due parti, le azioni delle due e infine lo scontro. Qui però non prevale nessuna parte sull’altra e i due fronti finiscono per riunirsi in un solo corpo. Anche Calvino definisce il romanzo uno dei suoi capolavori e la maggior parte dei critici è pienamente d’accordo. Consiglio di leggere questo libro per i motivi appena elencati, ma anche perché è un romanzo che almeno a me ha dato un insegnamento importante, un modello di vita da portarsi avanti sempre e perché è uno dei libri che ho letto più volentieri e che mi ha fatto immergere nella storia. Consiglio questo libro anche perché ai giorni d’oggi la maggior parte dei ragazzi, la “futura generazione”, legge sempre più libri senza alcun insegnamento. Questi libri d’intrattenimento non lasciano insegnamenti morali e sono scritti solo per arricchire il patrimonio economico dell’ autore che magari è famoso solo perché è uno sportivo o un attore. La cosa però che preoccupa di più è il fatto che queste tipologie di libri stanno aumentando e stanno iniziando a prevalere sui classici, ma soprattutto sui libri degli autori contemporanei che quindi, se non quei pochi che emergono a livello nazionale, sono conosciuti e letti solo localmente. Forse questo è segno che la letteratura sta cambiando e a parer mio non in meglio poiché sono pochi gli scrittori che trasmettono un significato profondo e un modello etico su cui basarsi. Ormai si pensa più al guadagno economico che al fine di una azione, e così anche nella letteratura. Per questo io segnalo un “Calvino” che non segue questi modelli, per fortuna non nati al suo tempo, che attraverso un libro scorrevole e semplice riesce invece a veicolare un significato molto più profondo. Consiglio quindi questo libro a tutti e suggerisco di evitare i libri privi di un significato come quelli di puro intrattenimento.
Mattia Amato, classe II B; a.s.2014-’15
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