Il lato oscuro della Rete

Di Anselmo Grotti
Diceva Hegel che poter tenere un elenco dei sogni fatti dagli uomini e dalle donne di una determinata epoca avrebbe detto su quel periodo storico più di tante ricerche erudite. Ogni anno Google pubblica i dati dei termini maggiormente ricercati sul web, e ha chiamato tale servizio “spirito del tempo”, come aveva fatto Hegel.
La Rete rivela molto di noi. Non solo dei nostri sogni, ma anche dei nostri incubi. Lo abbiamo visto anche recentemente, quando non sono mancati nei social network i commenti idioti a tragedie familiari e simili. Quello che certamente non potevamo immaginare è che, secondo una recente dichiarazione di Nigam (ex responsabile della sicurezza di MySpace e oggi dirigente di una importante società del settore) ci sono più di 100.000 lavoratori che lavorano otto ore al giorno per “tenere puliti” i siti dei vari social media. Per i numeri del web (che non necessita mai di grandi numeri di addetti) è una cifra enorme: basti pensare che si tratta del doppio dei dipendenti di Google e di 14 volte quelli di Facebook. Molti di questi addetti vengono assunti nelle Filippine, visto che dal punto di vista culturale sono in grado di vedere le cose dal punto di vista degli Usa – a fronte di un costo del lavoro molto più basso. Un lavoro però molto stressante, tanto che sono seguiti da psicologi e firmano patti di riservatezza. A che cosa devono dare la caccia? A contenuti come pornografia infantile, spargimenti di sangue, molestie sessuali, razzismo, sadismo. In genere non resistono più di 5 o 6 mesi: essere esposti 8 ore al giorno a video di decapitazioni e torture non è senza conseguenze. Risse di strada, attentati suicidi, incitamenti alla violenza, spaventosi incidenti stradali: sembra che non abbiano fine le mostruosità che vengono caricate sui sociale network e in genere in Rete. Un dark side – un lato oscuro – che dice molto della fragilità umana.
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