Persona e comunicazione

 

Anselmo Grotti

Per comprendere un messaggio occorre l’integrità del supporto fisico che lo veicola, il funzionamento dei nostri organi di senso, la capacità di riconoscere la sintassi e, passo decisivo, la comprensione del significato. I primi tre elementi possono essere definiti attraverso un sistema di regole. E il quarto? Comprendere qualcosa equivale a mettere in opera una procedura standardizzata?

Partiamo da un esempio. Chi lavora con il computer ha forse incontrato programmi classificati come OCR: un acronimo inglese che in italiano suona come “riconoscimento ottico dei caratteri”. Come è noto, passando in uno scanner un documento ne otteniamo la riproduzione digitale, vale a dire un file che contiene sotto forma di immagine il documento cartaceo. Di per sé il file ottenuto è per l’appunto sempre un’immagine, anche nel caso si tratti di una pagina di un libro. Non posso intervenire sul testo con un programma di videoscrittura (aggiungere, tagliare, spostare, ecc.). Ho bisogno di uno speciale applicativo per fare il passo che porta dall’immagine digitale al file di testo: questo programma si chiama appunto OCR. Grazie a particolari algoritmi un software di questo genere è in grado di riconoscere il disegno delle lettere e trasformarlo in bit proprio come se l’avessimo digitato a tastiera. La stessa cosa avviene nei programmi che riconoscono la scrittura a mano oppure la stessa voce umana. Gli eventuali errori ancora presenti nelle fasi di riconoscimento non sono rilevanti: i programmi più avanzati li hanno resi davvero minimi, e in futuro sarà certamente possibile renderli inferiori a quelli commessi dalle segretarie che scrivono sotto dettatura. Si può dire quindi che il messaggio originario (stampato, manoscritto, vocale) è stato correttamente “riconosciuto”. Nessuno però si sognerebbe di dire che l’OCR lo ha “compreso”. Perché ci sembrerebbe improprio usare il verbo “comprendere”? L’esigenza, più o meno chiara, che la comprensione chiami in causa “qualcosa” che non è riducibile ai passaggi predeterminati previsti dal programma, “qualcosa” che chiama in causa le competenze di chi ascolta, “qualcosa” che viene veicolato nelle parole ma non si riduce ad esse. 

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