Il linguaggio è un insieme di regole e dati?

Applicando delle regole predefinite e seguendo schemi usati nel linguaggio umano, è possibile per un computer emulare una conversazione umana?
(parte 1)
È possibile ricostruire al computer una conversazione che emula quella umana? È possibile individuare nella comunicazione tra esseri umani una serie di regole predefinite che la rendano calcolabile (essendo guidata da rapporti di causa-effetto)? Nel precedente intervento abbiamo visto come il “test di Turing” rispondesse positivamente a queste domande, sia pure in linea di principio. Nel corso degli anni si è aperto un importante dibattito in proposito, con l’emergere di alcune obiezioni a questa tesi.
La prima questione è una petizione di principio. Turing presuppone che il linguaggio sia comunque un insieme di regole e di dati. Sia le regole che i dati possono essere di numero elevato quanto si vuole, ma devono essere in numero finito e chiaramente determinati. Le regole manipolano i dati secondo procedure anche molto complesse. Non si possono però aggiungere regole o dati durante la procedura, non si possono interpretare i dati in modo difforme da come sono stati definiti. È quella che si definisce procedura per algoritmi: un procedimento adatto a elaborare dati di tipo quantitativo o di grandezza, applicando un numero finito di regole. Ora, il linguaggio ha certamente una componente di questo genere. Esso è costituto da un insieme di regole (grammaticali e sintattiche) e da un insieme di dati (le parole). Le parole sono manipolate secondo le regole per unire soggetto e predicato, per costruire frasi, argomentazioni, strutture anche molto complesse. Tuttavia non è riducibile ad esso. Tutti noi, ad esempio, ci siamo scontrati da bambini con quella cosa “misteriosa” che, in grammatica, sono le “eccezioni”. Impariamo facilmente che “amare” fa “io amo, tu ami, egli ama, noi amiamo”: perché invece “andare” non fa “io ando, tu andi, egli anda”, ma poi fa “noi andiamo”? È una noiosa imperfezione? È interessante notare che un linguaggio artificiale, ma non informatico, come l’esperanto abbia cercato di realizzare una struttura lineare, senza eccezioni. Pare difficile che possa essere una lingua efficace, che possa essere “lingua madre” per qualcuno.
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