La storia della traduzione automatica (1)

di Anselmo Grotti

Prima parte

Nella serie televisiva Star Trek i personaggi provenienti da civiltà differenti sparse per le varie galassie sono in grado di capirsi, parlando ciascuno nella propria lingua, grazie al traduttore universale. Nel 2014 Skype (ormai proprietà Microsoft) ha messo a disposizione un servizio di traduzione istantanea nelle conversazioni on line. Ha cominciato con inglese e spagnolo e ha in programma di attivare una quarantina di lingue nell’immediato, tra cui l’italiano. Naturalmente non sono da meno altre aziende, come Google e altre. Dov’è il segreto di questa magia? Negli algoritmi. E c’è molta storia dietro il sogno di Star Trek.

La modernità ha accarezzato a lungo il sogno di un mondo totalmente traducibile nella matematica, capace di realizzare una descrizione quantitativa e quindi univoca della realtà. Nel 1629 Cartesio ipotizza un linguaggio universale, e poco dopo Leibnitz (1646-1716) cerca una characteristica universalis. Gli uomini parlano centinaia di lingue diverse, probabilmente migliaia, senza contare quelle che si sono perse nei secoli. Esse sono causa di incomprensione, di fraintendimenti, di equivoci. In fondo, anche se le varie lingue usano espressioni diverse, fanno riferimento a idee equivalenti. Come costruire una lingua di tutto il genere umano, quale simboli adoperare per essa? Il linguaggio che apparve il candidato ideale fu la matematica: simboli univoci, chiari, delimitati, eguali in tutte le culture. Trovati i “simboli universali” ogni linguaggio sarebbe divenuto traducibile, senza intervento umano.  Nel Novecento c’è stato un grande interesse attorno all’idea del riconoscimento e della traduzione automatica dei testi, anche con molti risvolti pratici. Nel 1939 i Laboratori Bell realizzano il primo sintetizzatore vocale elettronico. Negli anni ’50, con la guerra fredda, si cerca di tenere sotto controllo le comunicazioni russe con sistemi automatici in grado di individuare contenuti rilevanti. L’idea era nata da alcune suggestioni del matematico Warren Waeaver, e coinvolse Usa e Gran Bretagna. Nel 1954 la Georgetown University organizza pubblicamente una traduzione computerizzata di 49 frasi dal russo all’inglese. Il vocabolario usato consiste di 250 parole e di 6 regole di grammatica. Ovviamente anche in Russia ci sono analoghi tentativi per sottoporre a traduzione automatica tutte le comunicazioni in inglese. Si riteneva che fosse sufficiente costruire un vocabolario in cui ogni termine, o locuzione, della lingua di origine fosse associata a un suo equivalente in quella di destinazione. Una grammatica avrebbe inoltre fornito le regole per manipolare le combinazioni di parole e di frasi. Dopo circa dodici anni di studi fu evidente che le ambiguità del linguaggio naturale rendevano impossibile un progetto del genere. Nel 1966 l’Accademia nazionale delle scienze americana pubblica un rapporto sulla Machine Translation che sostanzialmente scredita le ricerche sinora svolte in proposito e blocca ulteriori finanziamenti pubblici. L’interesse, assieme a tecnologie più raffinate, torna negli anni Ottanta. Nel 1983 compare il primo programma di traduzione automatica, nel 1985 di nuovo l’agenzia di ricerca militare Usa rilancia gli studi su computer e linguaggio: questa volta l’obiettivo è il riconoscimento vocale. Nel 1992 viene pubblicamente mostrato un esempio di traduzione telefonica automatica in inglese, tedesco, giapponese. Ben presto i sistemi di traduzioni automatica sono disponibili sulla Rete e il riconoscimento vocale diviene installabile sui normali pc (dal 1997). Ovviamente su questo piano i progressi sono continui e concreti: nel 2000 il Mit di Boston presenta un programma per la traduzione dal coreano all’inglese. Si badi bene inoltre che oggi è piuttosto frequente l’ascolto automatico ad es. di conversazioni telefoniche, con sistemi in grado di riconoscere determinate parole o espressioni, ed è esperienza comune servirsi di traduzioni elettroniche di pagine web. Ma si tratta di utilizzi pragmatici, senza la pretesa di giungere alla comprensione automatica del testo.

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