La parola che genera

di Anselmo Grotti

La percezione di noi stessi e la rappresentazione del mondo è implacabilmente connessa all’uso della parola. Il potere è spesso il potere della rappresentazione. Questo è sempre stato vero, e a maggior ragione lo è oggi nel momento in cui ci immergiamo sempre di più nella ecosfera degli ambienti digitali. La parola costituisce noi stessi e il mondo, definisce i nuovi paradigmi degli ambienti digitali, quella che si chiama infosfera. L’infosfera non è un ambiente fisico, ma è sicuramente un ambiente vitale nel quale siamo immersi e la cui qualità (o non qualità) ci influenza moltissimo.

L’atteggiamento banale è quello di subire la “società dello spettacolo”. Dovremmo ricordare l’autentica etimologia della parola” teatro”. Il teatro non è qualcosa che si guarda ma un luogo da cui si guarda. Attraverso la parola autentica guardo il mondo e me stesso da una prospettiva diversa. Ce lo ha insegnato don Milani: avere le parole significa essere più liberi.

La parola, e tramite essa la scuola, in un certo senso è l’opposto dell’azione bellica. La guerra distrugge vite e futuro, la scuola le incoraggia e le apre all’avvenire. Le parole creano relazione, e la relazione produce nuove idee e nuova conoscenza. Anzi: permette di “fare esperienza”: qualcosa di più completo del conoscere.

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