Internet è un luogo e non uno strumento

di Anselmo Grotti

La nostra vita è immersa nelle informazioni. Gli strumenti della comunicazione ci circondano, e non possiamo immaginarci senza i supporti tecnologici che la veicolano. Per comprendere un po’ di più chi siamo e come stiamo vivendo appare necessario dotarci di un minimo di “attrezzatura” intellettuale e operativa.

Non è da oggi che viviamo nella società dell’immagine e dell’informazione. Il linguaggio ci costituisce da tempi antichi come esseri umani, ci fa vivere in organismo politici, permette il dialogo e la conoscenza. La scrittura, la musica, il cinema ci permettono di dilatare i confini della nostra esperienza del mondo.

Tuttavia la sensazione di enorme accelerazione che tutti stiamo vivendo non è ingiustificata. Gli strumenti del comunicare non sono solo più numerosi, ma sono pervasivi (sempre più piccoli, sempre più mobili, sempre più economici), sono potenti (sempre più veloci, più dotati di memoria, più sofisticati), sono esigenti (richiedono la nostra attenzione, coinvolgono la mente e il corpo, hanno ricadute sociali e politiche).

Internet in particolare è lo strumento di comunicazione che può integrare tutti gli altri: testo, audio, video, interazione.

Per un altro verso sono sempre più in espansione le scienze cognitive: stiamo comprendendo sempre di più come funzionano i nostri processi mentali, come impariamo, come organizziamo e strutturiamo i nostri saperi sul mondo e su noi stessi. Una inedita collaborazione di saperi finora separati (psicologia, medicina, informatica, fisica, filosofia) ci permette di fare ogni giorno passi in avanti nell’incredibile mistero di come le menti possano entrare in contatto tra loro e con il mondo.

Siamo di fronte a un bivio molto importante, la strada che sceglieremo ci accompagnerà per molto tempo.

Da un lato abbiamo l’occasione mai avuta prima di condividere con altri il nostro “paesaggio mentale” in misura e profondità mai accadute prima. È una opportunità per rendere universale l’istruzione, per valorizzare il potenziale umano di sette miliardi di persone, per rendere più facile la comprensione tra culture diverse e per innescare uno sviluppo tecnologico allo stesso tempo più avanzato e più dolce.

Da un altro lato c’è il rischio che tali potenzialità rimangono tali, mentre pochi oligopoli mondiali potrebbero avere gli strumenti per occupare “militarmente” lo spazio mentale delle persone, favorendo omologazione, ignoranza, populismo e diffidenze reciproche.

Alcune di queste scelte dipendono da fattori “politici” molto complessi. Ma altre dipendono anche dalla somma di tante piccole decisioni, di scelte quotidiane, dalla paziente ricerca non della soluzione più “facile”, ma di quella migliore. Per far questo occorre una interazione tra conoscenze culturali e tecniche, al fine di far crescere una autentica “cittadinanza digitale”.

Internet è un luogo e non uno strumento. Essa indica che in quanto esseri umani “abitiamo” non solo il luogo fisico ma anche lo spazio mentale delle nostre idee e rappresentazioni. Se esiste una “ecologia del territorio” deve esistere anche una “ecologia della mente”, come diritto di ciascuno a esprimere compiutamente se stesso senza essere visto come l’utente finale di un processo di marketing.

 

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